Su due frammenti
si elide
la mia idea.
stretta alle narici
che in cadenza
si agita e
di ogni quiete
a volte
mi disereda
fino all’orlo!
In grembo all’arsenale,
-caverna senza infanzia-
La facoltà ’
mi assalta
-preferirei un grido di dolore-
come marmo silenzioso
della terza sponda.
Un abitacolo liscio
tra due opposti
per l’occhio dello Stige!
Gladiatori nell’ acqua
di fuoco
-mors tua vita mea-
replicanti
dell’eterno fremente.
Ah! Vorrei cancellarmi
senza sapere
con quale faccia partorirò
questa perfida lotta!
Ma sarebbe come inibire
quella vela che va
a cesellare la nuvola dalla pietra,
l’oscuro dal chiaro.
Scendo su ogni
testa di corvo
per risalire minerale,
alla diagonale del circolo.
E nel travaglio
che somma il senso
per la vernice fulgida,
mi ritorna utile
elaborare la sua radice
per riagganciarmi alla cellula
della madre terra!
-Dal buco un soffio alla vita,
-lo scarto alle ossa per riversar fuori-
f.d.
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